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Adagiato sul crinale, abbracciato allo sperone roccioso nel mezzo della fiumara Amendolea: ecco lì c'è Roghudi.
Il borgo ha origini antiche ed ha fatto parte della comunità di lingua grecanica della Calabria, le alluvioni del 1970 hanno costretto i suoi abitanti ad abbandonarlo per trovare riparo ed una vita nuova vicino alla costa.
Un Paese che ha sempre avuto un'economia basata sulla pastorizia e dove era diffusa la "transumanza".
Roghudi rappresenta l'essenza degli antichi borghi aspromontani, arroccati sui versanti montani o affacciati sulle fiumare, che conservano la memoria e l'identità dei luoghi. Il borgo si sviluppo dall'alto verso il basso: tra le viuzze, scalinate, piazzette e chiese dove oggi regna il silenzio, si può ancora leggere la storia di donne e uomini e la loro quotidianità.
Dentro le abitazioni tutto è rimasto fermo, immobile, come l'ultima volta in cui qualcuno ci ha vissuto. La vestaglia appesa al chiodo, le stoviglie in cucina, documenti nei cassetti, bottiglie mezze piene.
La strada che porta al paese abbandonato è tortuosa, ma Roghudi rimane comunque "un'opera d'arte", che vale la pena d'essere vista.
Per gli amanti del paesaggio è un riferimento, per la fotografia un gioiello incastonato nella natura.