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Tratto caratteristico della cultura gastronomica della Vallata del Gallico e di tutta la provincia reggina, le castagne sono coltivate in Aspromonte fin dai tempi antichi. Prima dello spopolamento delle campagne erano considerate quasi l'alimento principale della popolazione locale, molto nutriente e ricco, utilizzabile come frutto oppure macinato come farina. Il castagno veniva infatti chiamato "albero del pane", poiché di esso si utilizzava ogni parte, dalle foglie ai rami, dai frutti ai fiori (il famoso miele di castagno).
Da questa definizione dell'albero, la castagna venne denominata il "pane dei poveri" e base essenziale dell'economia montana dell'area.
In Calabria, dal Pollino all'Aspromonte, le varietà più produttive e coltivate sono la "Lucente", la "Giacchettara", la "Curcia", la "Nserta" (di forma rotondeggiante e di media grandezza), tutte apprezzate per le caratteristiche organolettiche.
La "Riggiola", ovale e leggermente schiacciata è ottima essiccata e per alcune trasformazioni, come la canditura, oltre che per la preparazione delle tipiche castagne al mosto cotto. La "Mamma" ed il "Selvatico di Cenadi" sono, invece, ottime varietà da legno.
Molteplici gli impieghi di questo frutto ad alto potere nutritivo. Raccolte da settembre a novembre, le castagne possono essere consumate fresche o secche, crude, bollite o arrostite. Regine dell'autunno, sono protagoniste, dall'antipasto al dolce, di piatti tradizionali molto apprezzati. Con la farina si possono preparare le "pitticelle" (frittelle), alcuni tipi di focacce e il pane. Per la sua importanza nell'economia locale, rivalutata ultimamente anche dalle istituzioni locali come volano della ripresa eno-gastronomica e turistica dell'Aspromonte, alla castagna è dedicato un museo, sito a Cerva (CZ).